USB diffida il dirigente dell'IPSSAR Cascino di Palermo
Il Dirigente scolastico dell’IPSSAR “F.P.CASCINO” di Palermo, approfittando delle agitazioni studentesche, nega emblematicamente il diritto dei docenti precari alla proroga del proprio contratto di lavoro! La normativa di riferimento è talmente esplicita e lineare che non sarebbe necessario alcun chiarimento. Ai sensi dell’art. 7 comma 4 D.M n. 131 del 13 giugno 2007: “per ragioni di continuità didattica, ove al primo periodo di assenza del titolare ne consegua un altro, o più altri, senza soluzione di continuità o interrotto solo da giorno festivo o da giorno libero dell'insegnamento, ovvero da entrambi, la supplenza temporanea viene prorogata nei riguardi del medesimo supplente già in servizio, a decorrere dal giorno successivo a quello di scadenza del precedente contratto”.
Ricordiamo che la sospensione delle attività didattiche o la chiusura delle scuole, che determina sospensione di servizio pubblico, può essere disposta dai prefetti (rappresentanti territoriali del governo e dei sindaci) i quali possono emettere provvedimenti in caso di emergenze sanitarie, di igiene pubblica o di pericolo per l’ordine, sicurezza e incolumità pubblica, sulla base del Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n.112 (Titolo IV, capo III). Precisiamo inoltre che in caso di pericolo imminente per l'incolumità delle persone il Dirigente Scolastico, quale responsabile della sicurezza dell’Istituto, può disporre la chiusura della scuola o la semplice sospensione delle lezioni, dandone tempestiva comunicazione alle autorità competenti (Prefetto, Sindaco e Ufficio Scolastico Provinciale) esplicitando le motivazioni di tale decisione.
Al momento esiste esclusivamente, da parte del Dirigente scolastico, una circolare interna in cui non si “dispone la sospensione delle lezioni” (ricordiamo che in occasione della “sospensione delle lezioni” gli alunni restano a casa) ma si parla di “occupazione parziale” e si afferma che, con l’esclusione delle classi che si sono dissociate dalla protesta, “i docenti sono impossibilitati a svolgere attività didattica” per poi aggiungere successivamente che “ove le classi aderiscano alla protesta, i signori docenti resteranno in sala professori secondo l’orario vigente o riceveranno diverse temporanee disposizioni di servizio”.
La circolare, che riteniamo illegittima nella forma e nella sostanza, stabilisce comunque che i docenti sono in servizio. Ci chiediamo: dov’è la sospensione delle lezioni se i docenti appartenenti alle “classi in occupazione” sono in servizio per eventuali lezioni nelle classi che si sono dissociate dalla protesta o per eventuali altre disposizioni? Dov’è il pericolo imminente per l'incolumità delle persone quando una parte della scuola svolge regolare lezione e l’altra parte è in occupazione? E’ stato comunicato al Prefetto, al Sindaco e all’USP la sospensione delle lezioni?
L’USB ha presentato regolare diffida in relazione alla mancata proroga dei contratti, nel tentativo di comprendere quale normativa a supporto abbia una decisione così grave che mette a rischio retribuzione e possibilità di fare punteggio da parte dei precari. Abbiamo chiesto inoltre all’USR Sicilia un intervento che metta fine a questo “fare cassa” sui precari violando le normative vigenti. Ci auguriamo che l’USR Sicilia non avalli “fantasiose interpretazioni normative”: qui c'è poco da interpretare, basta leggere e applicare il Regolamento delle supplenze citato sopra. La violazione delle norme e degli accordi contrattuali è, paradossalmente, l'aspetto meno grave della faccenda che stiamo denunciando. Riteniamo inaccettabile l’atteggiamento di questi dirigenti scolastici che, non potendosi rivalere sugli studenti, si vendicano sui lavoratori più sfruttati e meno tutelati, i precari, in piena “logica della giungla”.
Risparmiare pochi “spiccioli” sulla pelle dei lavoratori precari e delle loro famiglie, evidenzia tutto il degrado che sta attanagliando ormai il sistema scuola nella sua totalità, evidenziando come le scuole siano luoghi di lavoro in cui lo sfruttamento si perpetra sui livelli più bassi della catena di montaggio e dove i processi di proletarizzazione della forza lavoro intellettuale hanno raggiunto livelli ottocenteschi.