Agenzia Entrate, vittoria di Pirro alla DP di Catania. Che fine ha fatto la contrattazione decentrata?
Come sapete USB ha deciso di non firmare l’accordo nazionale sulla regolamentazione del lavoro agile dello scorso 17 settembre. Lo ritiene un accordo pericoloso e asimmetrico, che comprime istituti previsti dalla contrattazione collettiva ( permessi brevi, motivi personali, banca ore, diritto allo studio), leggi dello Stato ( visite prenatali, 104, congedi parentali), conferisce enorme discrezionalità al datore di lavoro, perimetra l’orario di lavoro ma solo da una parte (quella del lavoratore ma nulla dice sui termini temporali di programmazione delle presenze ad esempio), porta a forme di controllo sfiancanti (autocertificazioni a go go e menomale che era agile pensa se era goffo), monitoraggi e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare della miriade di aspetti che non contempla proprio ( pause, sicurezza domestica, calcolo carichi lavoro etc ).
Insomma, oltre il buono pasto e i rimborsi forfettari per le spese, per i quali nella prima fase ci siamo sorbiti i giudizi morali pure da chi ora fa l’alfiere di una lotta che non ha mai fatto, c’è di più e sarebbe ora di dire che l’art 16 Accordo Nazionale (che non a caso sta in un capo II soletto soletto a parte rubricato Dichiarazioni e impegni!) non crea alcun vincolo per l’Amministrazione, non è esigibile e che l’Agenzia è in condizione di decidere se possiamo mangiare queste brioches da un bel pezzo. Quanti pareri ancora deve dare la Funzione Pubblica? Scetateve vuajò, direbbe Mannarino.
L’accordo nazionale del 17 settembre rimanda “alla contrattazione decentrata per la definizione dei criteri di adeguamento presso i posti di lavoro.”
Usb aveva due alternative. E ha scelto la terza.
Dal momento che non ha firmato “l’Accordo Quadro” poteva lavarsene le mani e sottrarsi alla discussione non riconoscendo sin dal principio “legittimazione” all’accordo nazionale.
Poteva decidere di partecipare alla contrattazione cercando di inserire elementi migliorativi, potenziandolo in virtù delle prerogative previste dall’art. 7 CCNL ( orario di lavoro, misure sicurezza, riflessi delle innovazioni tecnologiche) e del fatto che lo stesso Accordo nazionale rimandava alla contrattazione territoriale decentrata.
Decide di partecipare alle trattative, prova a inserire punti qualificanti, ricordare che ci sta una cosa caduta nell’oblio che si chiama gerarchia delle fonti normative e non sottoscrive accordi senza prima sentire in assemblea le lavoratrici e i lavoratori.
Poi ci sta la DP di Catania. Un capolavoro di vittoria di Pirro.
Una vittoria di Pirro preceduta da una gestione totalmente unilaterale dei rientri, da fughe in avanti e atteggiamento di sottostima di questioni complesse e imprevedibili come quella della scuola.
I genitori figli di età scolare, stretti tra scuole ancora chiuse, doppi turni e protocolli di corresponsabilità, che li impegnano a trattenere i figli in casa al primo accenno di malessere (tosse, febbre, etc.), nel caso di situazione morbosa o a rischio morbosità dei propri figli, sono costretti ad accedere a congedi o malattia per figli, in attesa di comprendere la reale situazione di salute e ottenere il via libera del pediatra per il rientro a scuola
Una vittoria di Pirro preceduta da una richiesta di dati ( peraltro prevista dall’Accordo nazionale) perchè come si fanno i conti sulle persone senza fare i conti sulle premesse di un accordo, sulle attività, sui numeri, sulle persone potenzialmente coinvolte.
Si svolge l’incontro. USB sollecita i dati chiesti, prende in mano l’accordo nazionale e fa le sue proposte di modifica, articolo per articolo. Arrivando a malapena all’articolo 6. Ove ce ne sono 15, visto che il 16 sta solo soletto.
Niente, nulla da fare. Brusio in sala. Si parla solo di quello che concede o propone il Direttore.
La mega agognata flessibilità in entrata e in uscita ( senza modifica accordi vigenti e a termine), il minimo sindacale previsto da millemila protocolli governativi e linee guida anti assembramento;
il meritato ristoro alle colleghe e ai colleghi del front office per i quali si va in deroga al divieto generalizzato, salvo autorizzazione solo per motivi organizzativi e di sicurezza, di completare orario di lavoro in smart dopo essere stati presenti in Ufficio;
l’eccezione sulla modalità oraria ( presenza + smart) estesa a chi ha figli, per fare rientrare dalla finestra ( fruizione oraria mista) quello che esce dalla porta ( possibilità di estendere percentuale del 50 % e dunque smart working puro).
E solo alla fine pure un minimo di trasparenza ( ex post) sul totale ore in lavoro agile, piani di rientro e un po’di chiarezza sulle fasce di connessione.
Il tutto in un mero verbale, accordi niente. Che fine fa tutto quello che non è stato recepito? Che fine fa la possibilità di inserire criteri di trasparenza e ipotesi reali che meritano la agognata conciliazione dei tempi di vita- lavoro?
Una vittoria di Pirro, che ha lasciato sul campo il diritto e le prerogative alla contrattazione della RSU e delle organizzazioni territoriali.
I provvedimenti che danno respiro alle colleghe e ai colleghi, specie quell* che si sono fatti carico di reggere gli sportelli senza sosta, non si possono rifiutare, ma attenzione: questa non si chiama contrattazione. Questo non è un accordo. Questo si chiama contenimento del danno. Non ci sono diritti di serie A e diritti di serie B, non è corretto dare resoconto solo di quello che si è potuto dire al tavolo lasciando nell’ombra tutto il resto. Motivo per cui USB si ferma qua. Senza pipponi giuridici. Chi volesse scoprire cosa voleva proporre e cosa vuole migliorare venga in Assemblea telematica il prossimo 30 settembre. Almeno il diritto all’Assemblea sindacale, bontà loro, in Accordo Nazionale lo hanno concesso. E sarà il caso di tenerlo vivo e non sulla carta.
Vabbè un po’ di pippone giuridico q.b lo pubblichiamo: a voi la richiesta preventiva di informativa e la nota al verbale dell’incontro J
USB PI Agenzie Fiscali Sicilia