Agenzia Entrate Sicilia, protocollo sulle attività esterne: "a megghiu parola è chidda ca si rici"
C’è un proverbio in Sicilia che dice ca a megghiu parola e chidda ca non si rici.
USB, invece, pensa che le parole non dette siano occasioni perse e che i silenzi acritici col datore di lavoro siano cause dirette del peggioramento progressivo delle condizioni negli Uffici.
Ultimo episodio in ordine di tempo per il quale a parola ca si rici è costata a USB l’ennesima accusa da parte di alcuni sindacati di parlare troppo, scrivere troppo, o forse chissà pensare anche troppo, è stato l’incontro con la DP di Palermo avente all’ordine del giorno sia l’accordo sulla sicurezza che il protocollo sulle attività esterne.
Rispetto a quest’utimo la proposta di parte pubblica, mandata preventivamente alle parti sindacali non conteneva punti qualificanti e di tutela per le lavoratrici e i lavoratori: tamponi, coinvolgimento contestuale del responsabile dell’Ufficio nella qualificazione del rischio contagio ( nella prima stesura il lavoratore avrebbe dovuto compilare la check list in autonomia), principio di volontarietà, tutela delle lavoratrici e dei lavoratori fragili e conviventi con ultraottantenni, esclusione delle udienze dalle attività esterne in attesa della verifica del protocollo anticontagio, trasmissione del piano delle attività esterne ( natura, quantità, tipologia di controllo) alle RSU e alle Organizzazioni sindacali.
Solo grazie alla tenacia di USB, che aveva preventivamente trasmesso anche una proposta con diversi punti ( qui ), tra cui l’utilizzo dell’auto a noleggio e non il mezzo proprio, e che ha puntualizzato il necessario coinvolgimento di tutte le parti ( ivi compreso il medico competente) il protocollo non ha rischiato di trasformarsi in un accordo recessivo rispetto all’accordo nazionale sulle attività esterne dello scorso 28 luglio.
Alcuni sindacalisti presenti al tavolo hanno mostrato ampio fastidio per questa tenacia, cercando di stroncare in maniera a dir poco imbarazzante e ineducata le osservazioni USB, che non solo porta avanti senza sosta la sua battaglia sulla sicurezza ma chiede con fermezza il rispetto di uno dei principi cardine del diritto sindacale: gli accordi locali possono derogare solo in melius e mai e poi mai essere peggiorativi rispetto a quelli nazionali. Sembra una banalità ma evidentemente così non è.
USB non è disposta a farsi silenziare da niente e nessuno, nè tantomeno a sottoscrivere accordi a perdere. L’episodio di Palermo non è stato il primo. Se non si dovesse tornare nei ranghi della corretta dialettica sindacale USB andrà avanti fino in fondo a denunciare e documentare le aggressioni verbali che subisce, anche grazie all’inerzia di parte pubblica.
A margine dell’incontro USB ha sostenuto la proposta della RSU relativa alla rilevazione dei fabbisogni informatici, facendo presente che tali istanze sono state da tempo trasmesse anche a livello centrale nell’ambito della discussione sempre più non rinviabile sullo smart working e ai fini dell’adozione di correttivi necessari per non scaricare i costi del lavoro sulle lavoratrici e i lavoratori.
USB PI Agenzie Fiscali Sicilia