Evviva lo Spedalieri occupato. Figli della stessa rabbia: USB saluta con gioia la lotta degli studenti e delle studentesse catanesi

Catania -

L'occupazione del Liceo Classico Spedalieri è in diretta continuità con le mobilitazioni degli scioperi generali del 22 settembre, del 3 ottobre e con la manifestazione nazionale di popolo del 4 ottobre a Roma!

Esprimiamo la piena solidarietà con la lotta studentesca e insieme a loro ribadiamo la necessaria rottura di ogni rapporto di complicità tra il Governo Meloni e lo stato terrorista di Israele!

Libertà per il popolo palestinese, libertà per gli attivist3 della Global Sumud Flotilla, tutti gli occhi sulla Freedom Flotilla e Thousand Madleens in rotta verso Gaza!

Student3, lavoratrici e lavoratori figli della stessa rabbia!

 

Qui di seguito comunicato del Liceo Spedalieri Occupato

 

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Noi studentə dello Spedalieri, oggi, 6 ottobre 2025, abbiamo deciso di occupare il nostro istituto. Teniamo subito a specificare che questo gesto scaturisce a seguito di un percorso di riflessione, dibattito e protesta, che ha avuto inizio con la partecipazione attiva allo sciopero generale del 22 settembre, continuato con l’assemblea straordinaria del 29 settembre, l’autogestione del 2 ottobre e la presenza allo sciopero generale del giorno successivo; tutti questi gesti, compresa l’occupazione, sono stati ampiamente discussi e ritenuti necessari in numerose riunioni extrascolastiche da tutta la comunità studentesca. In assemblea, infatti, dopo un attento iter di informazione, siamo arrivati alla conclusione che, considerate le atrocità del mondo recente e l’inevitabile e molto diffuso movimento di protesta popolare, principio delle copiose occupazioni passate, presenti e future, sia imprescindibile associarci a questa forte presa di posizione. Suddetta reazione popolare è naturale conseguenza delle manovre dei governi occidentali, che antepongono il capitale alla vita. In particolare, è inevitabile porre al centro del nostro dissenso il genocidio in Palestina. In questo documento ci limiteremo a discutere degli ultimi due anni di massacro, nonostante sia doveroso ricordare tutta la pregressa complicità occidentale, che approfondiremo in diversi spazi della nostra occupazione.

Condanniamo il governo sionista e la sua disumana linea politica, che ha portato alla distruzione immotivata, arbitraria e consapevole di un popolo innocente, a cui il ricatto proposto da Trump -sotto le vesti di piano di “pace”- ha tolto il diritto a resistere.

Condanniamo il sabotaggio degli aiuti umanitari e l’apartheid israeliana, che comporta dei danni permanenti alla salute fisica e mentale del Popolo Palestinese, secondo l’ONU ormai alla fase 5 -l’ultima- di carestia: la popolazione non è più in grado di digerire alimenti solidi.

Condanniamo, in quanto studentə privilegiatə che esigono pari opportunità per tuttə lə giovanə, i bombardamenti israeliani che continuano ad annientare strutture civili, quali quartieri residenziali, ospedali e scuole, nonché il diritto alla salute, all’istruzione, alla vita.

Condanniamo, come sopra accennato, la complicità colonialista degli Stati Uniti e di tutto il suo vassallo Occidente, assoggettato dal dominio americano, che consapevolmente finanziano questo genocidio per i loro “più importanti” interessi capitalistici.

Condanniamo, in particolare e infine, il nostro governo, per la sua complicità e per la sua celata indifferenza, sia nelle relazioni internazionali, nelle quali si è sempre astenuto dall’esporre la propria posizione, sia nei confronti del popolo italiano, insorto per i diritti dei Palestinesi e contro il genocidio.

Esprimiamo, pertanto, solidarietà e unione verso tutte le scuole italiane occupate; in particolare, ci rivolgiamo allə studentə del Liceo Artistico Enzo Rossi, vittime di un vergognoso atto di repressione e censura che interdice loro di mantenere qualsiasi carica istituzionale all’interno della scuola e di ambire a queste anche in futuro nell’eventualità i un occupazione.

Il nostro dissenso è legato non solo alla situazione palestinese, chiaramente principale, ma è anche alimentato da altre esigenze relative ad una visione più ampia; i suddetti avvenimenti relativi al Liceo Rossi ci permettono subito di trattarne alcune. La prima, infatti, è il ripudio della “didattica della paura”, ovvero il processo per cui l’istituzione scolastica e il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara scelgono di reprimere il dissenso e l’indole alla protesta dellə studentə agendo in modo autoritario e vergognoso nei loro confronti, facendo leva sulla paura del non raggiungimento di obiettivi scolastici e lavorativi dellə ragazzə ed educandolə ad un’incessante e alienante accondiscendenza verso le autorità, anche contro i propri bisogni. Esempio di ciò è il surreale provvedimento disciplinare subìto dallə alunnə del Liceo Leonardo di Agrigento per aver partecipato allo sciopero generale del 3 ottobre. Questa è una palese dimostrazione che la libertà di espressione e di manifestare in Italia sta decadendo: anche il tramite di informazione più importante, ovvero la televisione, non può più permettersi di risultare scomoda al governo. Chi invece non risulta loro scomodo, bensì in linea con la politica fascista, si sente libero e legittimato ad aggredire chi partecipa a cortei e manifestazioni cittadine, come accaduto il 5 ottobre a Roma.

Il nostro stato prova l’oppressione perpetuata da questo sistema colonialista e razzista anche attraverso i CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) che vanno chiusi e basta, insieme al sistema carcerario attuale da abolire. Questo è quello che abbiamo imparato in questi anni di lotte e resistenze da quei campi di morte. Queste strutture sono un vero e proprio monito alle persone libere, un luogo di violenze e dolore, uno strumento di ricatto per la manodopera sfruttata, una tortura perenne, quella dello stato. Senza dimenticare tutto quello che avviene prima, per riempire CPR e carceri: retate nei quartieri, sugli autobus, nei ghetti, lungo tutta la penisola. Nel corso dell’ultimo anno stiamo anche assistendo ad una forte accelerata delle deportazioni e degli arresti. Infatti, considerando il 2024 i dati parlano di un aumento complessivo del 16% rispetto all’anno precedente e il 2025 lascia chiaramente intendere che questi numeri andranno ad aumentare.

Sovraffollamento, condizioni igieniche inadeguate, assistenza medica e legale non garantita, qualità del cibo scadente e spesso avariato, comunicazione con l’esterno impossibilitata o fortemente ostacolata, abuso indotto e sistematico di psicofarmaci e interventi violenti da parte delle forze dell’ordine ingiustificati e reiterati. Le numerose testimonianze che abbiamo a nostra disposizione raccolte da SIMM, ASGI, NAGA, numerose interrogazioni parlamentari, Associazione Antigone, Melting Pot Europa, MSF… reperibili facilmente, mostrano che tutto accade giornalmente in questi luoghi e ciò è causa di numerosi tentativi di suicidio -uno ogni due giorni secondo l’ANSA- e episodi gravi di autolesionismo.

In breve, le carceri sono luoghi disumani, silenziosi, tremendi, che tutto fanno tranne che rieducare/reintegrare le soggettività detenute. Con regimi carcerari speciali, come il 41 bis, diventati torture di stato e con un sistema costellato di giustizialismo di classe e misure di prevenzione pregiudiziali, si impedisce l’accesso a diritti e servizi solo a una fascia di persone, razzializzate e discriminate, che non aderiscono al sistema produci-consuma-crepa, che non appartengono ad una classe sociale agiata ed istruita, che non sono turisti, che non sono bianche ed etero e di cui bisogna liberarsi di conseguenza. Con sovraffollamento (7,8% in più ogni anno, con segnalazioni gravi da 118 amministrazioni penitenziarie) con servizi assenti, abusi da parte delle forze dell’ordine e varie altre mancanze molto simili, se non uguali, ai CPR, la vita là dentro è impossibile. Per questo motivo occupiamo, con l’obiettivo di costruire e continuare a portare avanti momenti di complicità e solidarietà con chi resiste ai fermi in strada, nelle stazioni, nelle questure, con chi lotta nei CPR e nelle carceri, al grido di libertà, per salvarsi la vita. Speriamo che attraverso queste riflessioni si possano creare momenti di confronto e organizzazione, per attaccare le tante parti che compongono la macchina delle deportazioni e tutto l’articolato e sfaccettato sistema che le rende possibili. Opporsi alle deportazioni e alla detenzione oggi significa lottare contro chi vuole far scomparire la Palestina e tutte le sue resistenze dalla faccia della terra, contro chi ci vuole fedeli alla guerra e prontx a combattere, contro chi ci vuole ancora più zittx, terrorizzatx, isolatx, egoistx e razzistx.

Vogliamo esprimere il nostro sostegno ai tanti licei che nelle ultime ore, in tutta Italia hanno scelto di esprimere il loro dissenso nei confronti del sistema violento e repressivo in cui viviamo, mettendo in atto il gesto dell’occupazione e unirci a loro e al movimento giovanile nazionale di lotta e resistenza contro il potere. Contro un governo genocida, norme repressive e di controllo, gentrificazione e sgombero di centri sociali occupati e autogestiti, contro chi ci vuole spaventati e in gabbia: BLOCCHIAMO TUTTO.