Caro gasolio e protesta autotrasportatori: non scaricare i costi sui lavoratori agricoli
Termina la protesta degli 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐭𝐫𝐚𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 che aveva bloccate le strade nel catanese gli ultimi giorni. La promessa? Rinforzi politici ed un “tavolo” di confronto. Le stesse richieste manifestate da generazioni e le stesse promesse rimaste sul “tavolino” da decenni.
Negli ultimi giorni, centinaia di autotrasportatori erano scesi dai propri camion per manifestare contro l'aumento del costo del carburante al casello dell'A18 di San Gregorio. Una protesta che si è poi allargata al porto e nella Zona industriale, punti cruciali per il collegamento con i vari blocchi produttivi della Sicilia.
I camionisti contestano 𝐥’𝐚𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐚𝐬𝐨𝐥𝐢𝐨 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐀𝐝-𝐛𝐮, 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐩𝐧𝐞𝐮𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐞𝐧𝐞𝐫𝐠𝐢𝐚 – oltre alle proteste già note e ormai storiche in queste terre, come quelle contro le condizioni delle strade impraticabili, la patente a punti, il prezzo dei pedaggi autostradali e la carenza degli autisti stessi.
Nel Mezzogiorno, in particolar modo nella provincia di Ragusa, tutte le merci viaggiano su gomma, dal momento che non esiste una rete ferroviaria, manca un trasporto di merci all’aeroporto di Comiso e non esiste un’autostrada.
Di conseguenza, di fronte a tutto questo, i produttori locali sono costretti a distribuire mediante Tir. I camion fanno rotta verso l’Italia settentrionale e l’estero, con costi nettamente superiori. La mancanza di reti alternative percorribili per la distribuzione della merce non fa che aumentare i costi ai produttori. Il costo dell’energia è in aumento, gli autotrasportatori rincarano il prezzo dei trasporti e la conseguenza è che chi conferisce la merce sui camion è costretto ad aumentare a sua volta i propri costi.
Tutto questo si scarica sull'anello debole della catena, l'anello più fragile dell’intera filiera agroalimentare: da una parte, i 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐚𝐠𝐫𝐢𝐜𝐨𝐥𝐢, sottopagati e sfruttati e, dall’altra, i 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐦𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐩𝐨𝐯𝐞𝐫𝐢.
Nell’arco dell’ultimo anno, il prezzo alla pompa del gasolio è aumento del 23,4%. Un rincaro che stima un incremento di 390 euro all’anno sul budget che ogni famiglia destina ai carburanti. Il fulcro della crisi dell’energia è il mercato del gas, ergo, del petrolio. I prezzi praticati sul territorio sono in crescita un po' ovunque. Non si fermano i rialzi dei prezzi di benzina, gasolio e Gpl.
La motivazione dell’aumento delle materie prime che si sta registrando a livello globale va correlata alla crescente domanda mondiale, in crescita soprattutto dalle ultime emergenze da Covid-19 e adesso anche della guerra in Ucraina. A questo va aggiunto che l’Italia è uno dei Paesi in cui le accise sulla benzina sono fra le più alte (la percentuale di Iva e accise è altissima con un’influenza sul 61,9% del prezzo della benzina e sul 58,9% di quello del gasolio) e che, allo stesso tempo, è uno dei Paesi dove, guarda caso, si investe meno sull’energia rinnovabile.
Il capoluogo etneo, luogo della recente manifestazione degli autotrasportatori, coincide con una delle aree maggiormente trattate della Sicilia per la coltivazione ortofrutticola e florovivaista, assieme a Ragusa e Siracusa. Vittoria (in provincia di Ragusa) ospita il più grande mercato ortofrutticolo del Mezzogiorno. L’agricoltura è la base dell’economia locale e, poiché una paralisi dei beni primari in Sicilia blocca tutta la Nazione, le imprese locali hanno rischiato di subire delle perdite considerevoli, di non poco conto. A livello sociale, d'altro canto, chi rischiava maggiormente gli effetti per questi susseguirsi di problematiche sono i lavoratori agricoli che rischiano di non poter continuare a lavorare dignitosamente.
Come Federazione del Sociale USB - Lavoro Agricolo vogliamo porre nuovamente all'attenzione dell'opinione pubblica le condizioni dei 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐚𝐠𝐫𝐢𝐜𝐨𝐥𝐢 che, anche in questo caso, sono invisibili e non considerati nelle dinamiche di lotta di questi giorni. Chiediamo alle istituzioni e ai comuni, in questi giorni impegnati a risolvere i problemi dei produttori e dei camionisti, di non dimenticare per l'ennesima volta i problemi dei lavoratori agricoli, che da sempre subiscono condizioni di lavoro disumane e sfruttamento lavorativo da parte dei produttori, gli stessi che negli ultimi giorni abbiamo visto arrabbiati con i camionisti.