Anche nel Nisseno, se il governo chiude, il governo paga
È risaputo, ormai, che Caltanissetta è una provincia abbandonata su tutti i fronti, anche prima della pandemia e la situazione si sta aggravando sempre di più per i lavoratori che sono costretti a chiudere e rispettare gli attuali DPCM. Ma perché tutto questo? L'analisi della situazione attuale va ben oltre ciò che si sta verificando in questo periodo. I problemi che affliggono i lavoratori sono già stati individuati tutti e sappiamo quali sono. Adesso bisogna capire come dobbiamo far ripartire questa provincia ferita che è stata lasciata da sola e dove il lavoratore, allo stesso modo degli altri, cerca di sopravvivere e di far sopravvivere anche il territorio.
Questa pandemia ha messo sotto i riflettori un assetato sistema capitalistico, delle multinazionali, che mirano al distruggimento di quelle categorie che hanno messo su le proprie attività, con sacrifici non facili, per favorire il mercato globalizzato, e delle privatizzazioni, ma, secondo il nostro punto di vista, di quello popolare e dei lavoratori, visto le quotidiane reazioni provenienti da chi lavora, anche sul resto del contesto nazionale, è evidente che tale sistema ha fallito su tutti i fronti sociali. Questo è quello che diciamo noi, ma per "altri" sarà cosí?
Per questi "altri", ossia i padroni, i capitalisti, non si può parlare di fallimento perché sappiamo che chi è dentro al sistema delle multinazionali e del mercato globalizzato, questa emergenza sanitaria, invece di regredire, ha giovato moltissimo in termini economici a discapito di quei lavoratori che oggi chiudono contro la loro volontà. È giusto chiudere per tutelare la salute di tutti, ma sicuramente non in questo modo. Secondo noi, che siamo a stretto contatto con i lavoratori, tale sistema capitalistico-padronale sta cercando di prendere "respiro" sotto la "benedizione" dell'emergenza sanitaria, quando invece è proprio grazie a questa emergenza che ha mostrato la sua reale natura distruttiva e questa pandemia ne ha acceso i riflettori.
I padroni, sotto il mantello di Confindustria vedono tutto questo come un momento di "via libera" e ne hanno approfittato, continuando a sfruttare la situazione per rafforzare di più i propri interessi e pian piano prendere il controllo. Facendo una piccola analisi è un fatto che le grandi imprese, malgrado la protesta dei lavoratori che vi lavorano, non hanno chiuso ed hanno continuato a macinare profitto per i colossi, garantendo una misera paga a chi, quel profitto, glielo mette nelle tasche, rischiando la salute in prima persona. E per fare tutto questo chi è che si trova in sofferenza? Proprio quelle categorie che sono d'intralcio al sistema delle multinazionali e del mercato globalizzato, ossia lavoratori privati, pubblico, artigiani, partite Iva, teatro, ristoranti, autonomi, lavoratori dell'estetismo ecc. Quindi, sfruttando la situazione, il sistema cerca di chiudere tutte queste attività per favorire le multinazionali convenzionate, le s.p.a e le succursali delle stesse per arricchire sempre di più tale mercato globalizzato come, per fare un esempio, i colossi di Amazon che, nei fatti, sono quelli ad aver guadagnato di più per tutto il tempo dell'emergenza sanitaria.
È un caso? Assolutamente no. Non è accettabile che dove Confindustria è presente, il resto "scomodo" deve pian piano estinguersi proprio per il fatto stesso di non portare profitto al sistema. Detto questo si capisce che la situazione non è più tollerabile perché chi lavora nei settori sopra menzionati è stato costretto ad aprire una partita iva che deve pagare, chi lavora autonomamente ha diritto a garantirsi la giornata. Alcuni hanno percepito il misero contentino di 600 euro ed altri attendono ancora la cassa integrazione del primo lockdown. Ma chi vogliono prendere in giro? Che la smettano tutti di far finta di niente, di fare la scena della compassione della finta ira e della finta preghiera, riferendoci a questo governo sedicente giallo-fucsia, al governo Regionale, amministrazioni locali e schieramenti politici tutti. La smettano di pensare ai propri interessi. Che comincino ad affrontare la realtà e dare risposte concrete ai lavoratori per fare tre cose urgenti e fondamentali come:
1) adottare misure economiche di protezione effettiva di tutta la popolazione, un reddito che copra tutta la fase della crisi e dell'emergenza sanitaria.
2) lockdown veri, capaci di isolare e sconfiggere il virus, senza continuare a subire le pressioni di Confindustria che tiene in ostaggio il paese perché le multinazionali devono continuare a produrre
3) Mezzi e personale nella sanità pubblica sufficienti a fare fronte all'emergenza pandemica e dare la certezza che tutte e tutti avremo la possibilità di essere curati.
Questa sarebbe la giusta strada da seguire e se qualcuno potrebbe dire che mancano i fondi, basterebbe tassare i grandi patrimoni. Caltanissetta, come tutto il territorio sotto di essa ha già dato. Se si auspica che i lavoratori chiudano per tutelare la loro salute devono avere garantite quelle risorse che perdono chiudendo le loro attività.
Salvo Crucillá, Federazione Del Sociale USB
Serradifalco (CL)