1 maggio del lavoro migrante a Catania: spezzare le catene del ricatto e dello sfruttamento e creare reti di solidarietà contro il razzismo di Stato
Il primo maggio del lavoro migrante: una bellissima e partecipatissima giornata di lotta e socialità a Catania, organizzata dalla Cooperativa di braccianti auto organizzati Dokulaa e da diverse realtà, tra cui USB e Catania Antirazzista.
Protagonisti assoluti proprio loro, i migranti, accorsi da tutta la Sicilia e il Sud Italia, che in Assemblea pubblica hanno raccontato il ricatto del permesso di soggiorno nell’era della Bossi Fini, lo sfruttamento, il lavoro nero e grigio, la necessità di una regolarizzazione, le finte buste paga, le notti nelle baracche e nelle lamiere e la schiena curvata per ore nei campi o nelle serre, le minacce dei caporali, le file per i permessi di soggiorno, la lenta agonia di chi vive aspettando una risposta alla richiesta di asilo in un centro d’accoglienza, il diritto alla salute negato, territori trasfigurati come la fascia trasformata nel ragusano.
Una nitida fotografia di piazza del laboratorio di ricatto e sfruttamento sulla pelle di chi nasce in territori depredati delle risorse naturali e che dovrebbe interrogare tutt@ sulle responsabilità delle politiche coloniali del mondo occidentale.
Un primo maggio in Sicilia, anch’essa terra di sfruttamento e colonia militare nel Mediterraneo, ma anche memoria di ribellione di campagne occupate e consegna alla storia di stragi come Portella della Ginestra, mentre intorno a noi tuonano più scenari bellici che vedono la Sicilia coinvolta in prima linea per le operazioni militari
Un primo maggio organizzato in un luogo simbolo della città: San Berillo, quartiere sventrato da progetti di “rigenerazione urbana”, cantiere aperto che si snoda tra strade sconvolte e impraticabili, tombini aperti, residenti che hanno difficoltà a raggiungere le proprie abitazioni.
Una giornata importante per rompere la narrazione e lo stereotipo dei migranti come meri soggetti marginalizzati a cui prestare assistenza o da considerare come peso sociale: la lotta per il lavoro e la difesa di tutt3 sono la lotta e la difesa di ognuno, indipendentemente dal settore in cui lavora e dal colore della pelle
Emerge sempre più chiara, d’altronde, la consapevolezza da parte delle istituzioni datoriali e dalle analisi di economisti di rilievo internazionale, che in Italia non c’è alternativa all’assenza di mano d’opera se non si passa per la regolarizzazione di tutt3 lavoratori stranieri già presenti sul territorio italiano.
Nel ricordo di Abd El Salam, Riadh, Raoudha, Daouda e Soumaila USB non si stancherà mai di gridare: schiavi mai!
Unione Sindacale di Base