L'Atm si rimangia la delibera dei veleni

16 giugno 2007 - Gazzetta del Sud

Clamorosa decisione del Cda che annulla il provvedimento che prevedeva l'avanzamento di carriera per 75 dipendenti dell'Azienda trasporti

Providenti: «Riesamineremo le decisioni con i sindacati». Genovese: «Sembra un'ammissione di colpa»

di Mauro Cucè

 

Messina -

Messina - Indietro tutta. O forse, visto che si tratta dell'Azienda trasporti, sarebbe meglio parlare di retromarcia, peraltro clamorosa.

La delibera della discordia, quella degli avanzamenti di carriera per 75 impiegati, non esiste più. Cancellata con un sol colpo di spugna dal Consiglio di amministrazione dell'Atm che giovedì, a tarda sera, ha deciso di mettere la parola fine a una settimana di polemiche, affondi incrociati, dardi avvelenati piovuti in un campo e nell'altro. La realtà è, però, evidente: a uscirne con le ossa rotte – al di là delle considerazioni di schieramento – è soprattutto l'Atm, che dimostra ancora una volta di essere un'Azienda dove pensare al futuro con ottimismo è un esercizio troppo complesso. L'impressione, supportata dai fatti, è che non ci si riesca a orientare nelle nebbie di un'Azienda malata da vecchie dinamiche incancrenite, dove i sindacati non possono tirarsi indietro perché hanno una responsabilità specifica. Tutti. Che senso avrebbe, altrimenti, cancellare improvvisamente una scelta, dopo che a supporto si erano spese multiformi tesi?

Dunque, o si è trattato di una scelta infelice – per usare un eufemismo – o qualcosa sfugge alla lettura comune del cittadino, che non ne può più di sentir parlare di favoritismi, ricatti e quant'altro. Sullo sfondo, le ventilate pressioni politiche, che ormai sembrano tenere sotto scacco qualsiasi ente pubblico collegato.

Intanto, i sindacati di base esultano, gran parte degli altri inghiottono con difficoltà il rospo, il Cda dell'Azienda parla di scelta voluta per non ferire la «suscettibilità di alcuni lavoratori», il sindaco Genovese continua a volerci veder chiaro e non abbassa la guardia. Il panorama dell'ennesima – triste – vicenda di questa città martoriata è variopinto.

Ma veniamo ai fatti. Al culmine di una settimana di polemiche, il Cda dell'Atm ha deciso di annullare (e non ritirare) la delibera sugli avanzamenti di carriera, facendo di fatto venir meno tutti gli effetti giuridici. «È stato deciso di percorrere questa strada – ha commentato ieri mattina il presidente dell'Atm, Franco Providenti – perché abbiamo ritenuto conveniente tornare a ridiscutere questo provvedimento con i sindacati. Non aver scelto il passaggio della concertazione è stato un errore, perché è stata ferita la suscettibilità dei sindacati, commesso però pensando al bene dell'azienda, che con questa delibera avrebbe ricevuto una forte spinta verso il rilancio».

Ma perché, allora, il dietrofront? Possibile che sia "tutta colpa" dei sindacati. E quei 40 avanzamenti di carriera per cui – come hanno tuonato nei giorni scorsi i rappresentanti di Rsu, Cub-Trasporti e SdL – non ci sarebbero presupposti legali, «vista l'assenza di alcuna decisione di carattere giudiziario» a differenza degli altri 35, per i quali si tratta di un atto dovuto a seguito di una transazione dei ricorsi in sede di giudizio? E perché non dare una spiegazione sulla presenza nella lista dei 40 "eletti" di parenti di sindacalisti e politici (non l'avevate già sentita?)

Providenti taglia corto: «Su questa vicenda troppe imprecisioni e maldicenze sono state dette. Comunque, per sgombrare il campo, riesamineremo tutto, ripeto di concerto con i sindacati. Purtroppo, passerà molto tempo. Se ne riparlerà dopo l'estate».

Probabile che nei prossimi giorni una nuova delibera sani la situazione dei 35 dipendenti che hanno transato (passaggio inderogabile); per gli altri 40 è notte fonda. Providenti non vuol sentir parlare di pressioni politiche ricevute, come adombrato dalla Cisl: «Tutto falso, dicerie tipicamente messinesi».

E il sindaco? Poche parole: «Prima di parlare ancora, voglio leggere la relazione dei miei esperi – conferma –. Certo è che la scelta dell'Atm di ritirare la delibera è l'ammissione di un errore».

Ieri, intanato, il nuovo affondo di Cub, SdL e Rsu : «La delibera ritirata è solo uno degli elementi della vertenza che attende anche altre risposte. L'Atm ha, ad esempio, inaspettatamente disatteso il protocollo d'intesa stipulato il 17 aprile. Sul tavolo ci sono la stabilizzazione dei precari, le questioni della sicurezza, le discriminazioni retributive e la riorganizzazione dell'azienda. Per questo è confermato lo stato di agitazione in programma il 19 giugno».

A chi la prossima mossa?