LETTERA APERTA DI UN LAVORATORE GIUDIZIARIO SULLA FIAT

AGLI OPERAI FIAT , AGLI STUDENTI, A CHI LOTTA

 

Trapani -

 

AGLI OPERAI FIAT , AGLI STUDENTI, A CHI LOTTA

 

Vorrei abbracciare gli operai della catena di montaggio che pur rischiando il posto di lavoro hanno detto no al ricatto di Marchionne, a condizioni di lavoro che rasentano l’ intolleranza, all’ imposizione, al sovvertimento di ogni regola democratica ed alla svendita per pochi euro di diritti sacrosanti.

Forse questo referendum non serviva per garantire il futuro dei posti di lavoro ma quelli dei 1.067. Non chi percepisce 1.067,00 euro di stipendio ma quelli che percepiscono 1.067 volte lo stipendio di un operaio.

Indipendentemente dal risultato ha vinto chi, minacciato da un meschino e vergognoso ricatto, ha difeso con tanto coraggio e dignità i propri e gli altrui diritti.Io mi inchino.

Vorrei abbracciare gli studenti, i “bamboccioni”, così chiamati, abilmente strumentalizzati e ridicolizzati, ai quali è stato tolto il futuro, condannati ad emigrare. Loro hanno manifestato per una scuola migliore, hanno nobilmente affiancato la protesta operaia, quella dei ricercatori, quella per l’ ambiente. Hanno abbracciato tutti. Noi i bamboccioni li vogliamo qui. Io, gli operai, i ricercatori, noi tutti abbracciamo i giovani studenti perché sono il nostro futuro, la nostra speranza.

Vorrei abbracciare i compagni della nostra O.S., che instancabilmente si battono a presidio dei diritti dei lavoratori tutti.

Vorrei abbracciare tutti coloro che non conosco e che provano indignazione contro ogni forma di sopruso e di violenza nei confronti dei più deboli e degli indifesi.

Vorrei che questo messaggio raggiungesse tutti coloro che desiderano ascoltarlo e che abbiano voglia di prendersi per mano alla ricerca di un percorso che conduca verso scenari più democratici, affrontando gli errori in cui inevitabilmente inciamperemo nel modo più razionale ed equo, verso uno scenario futuro che attribuisca a ciascun individuo valore, rispetto, dignità e la consapevolezza di far parte di una società dove gli uomini non “si mangiano tra di loro” ma si nutrono a vicenda.